L’azzurro sereno che si fa largo tra le nuvole ci parla di una giornata di primavera, la fine di aprile o l’inizio di maggio. Passa ancora un brivido di freddo nell’aria di questa Verona 1945.
All’inizio di questa storia c’è un omino. Camminando nella neve, si è fermato un momento per osservare il paesaggio; nella mano ha un bastone, in testa un cappello.
Lo sguardo del cane è mite e quasi sorridente, la sua posa rilassata. Anche se il suo pelo è scolpito a grandi tratti, l’effetto è realistico. Ed è vera anche la storia di questo oggetto di arte popolare.
L’avevo guardata tanto, quella fotografia. Me l’aveva mandata per posta Giovanna, che a quasi novant’anni raccontava ancora con passione la storia dello zio che non aveva mai conosciuto.